I Monti della Valsassina ritratti da Leonardo
E’ ben noto che nella collezione reale a Windsor sono conservati tre disegni di Leonardo da Vinci che con certezza ritraggono le Prealpi Lecchesi, in uno riprese dal centro di Milano e negli altri due da località ben individuabili sulla sponda lombarda dell’Adda e nelle sue vicinanze.
Assai meno conosciuto è invece e un piccolo disegno di paesaggio, che riguarda soprattutto le montagne della Valsassina, custodito nelle raccolte dell’Ambrosiana a Milano. Il disegno fa parte del Codice Resta, un monumentale in-folio (cm 54x40x12) che il collezionista milanese Sebastiano Resta (1635-1714) ha costituito con 284 degli oltre 3500 disegni che in una vita aveva raccolto in oltre trenta volumi e ora per la quasi totalità dispersi! Tra i pochissimi superstiti quello conservato all’Ambrosiana è il più ricco e lo stesso Resta lo aveva definito “Galleria Portatile”, contenendo opere dei principali artisti del Rinascimento e del Barocco. Il disegno di Leonardo si trova in un angolo del recto della carta 35 r del codice, una classica sanguigna, ovvero una carta preparata con tempera rossa, ricavata da una particolare pietra caratterizzata da ematite, su cui eseguire il disegno con una matita rossa, e la dimensione del foglio è circa cm 25×18. Gran parte del recto del foglio è però occupato dal disegno di un piede, molto probabile opera più tarda dell’allievo di Leonardo Francesco Melzi, mentre sul verso si hanno fitti appunti autografi di Leonardo.
Il profilo montano occupa un settore marginale di circa cm 5×10 cm e in queste pagine si vuole precisare e approfondire l’identificazione dei luoghi ritratti.
Già Augusto Marinoni vi aveva riconosciuto una regione “facilmente individuabile: il Resegone e le Grigne” (1), ma quando anni fa Carlo Pedretti, uno dei maggiori studiosi di Leonardo, sapendomi conoscitore di quelle montagne mi mostrò una riproduzione di quel disegno e mi sollecitò a studiarlo, non esitai ad affermare che non vi vedevo né le Grigne né il Resegone e accarezzai la speranza di trovare qualche inedita località ai piedi delle Alpi dove Leonardo avesse potuto fare sosta e disegnarne il panorama. L’intrinseca difficoltà di lettura della sanguigna è determinata non tanto dalle sue piccole dimensioni, quanto dalla perdita di definizione dovuto soprattutto al tratto leggero originario e alla successiva scomparsa di sostanza, determinata dall’abrasione causata da un uso poco accurato della delicata superficie del disegno fatto nei secoli. Per l’insufficiente qualità delle riproduzioni disponibili nella bibliografia, naturalmente non approdai ad alcun risultato plausibile finché non mi procurai dalla Biblioteca Ambrosiana una riproduzione ingrandita del solo paesaggio, ma anche così il disegno non risultava di facile lettura e solo dopo averlo elaborato, ad esempio togliendo il “piede” di Melzi che tra l’altro si sovrappone un poco al disegno di Leonardo, e cercando, con un forte aumento dei contrasti, di far emergere meglio le linee del disegno, mi potei avviare alla soluzione. Un aiuto determinante alla sua interpretazione è stata la familiarità col disegno di Windsor 12410 che ritrae le Prealpi lecchesi dal centro di Milano e il suo confronto col foglio Resta. Il risultato in parte conferma e in parte smentisce l’individuazione di Marinoni. In effetti si tratta di un panorama di quelle montagne delle Prealpi Lecchesi e delle Alpi Orobie che, osservate da una località un poco a nord-nord-est di Milano, si posizionano tra le Grigne a sinistra e li Resegone a destra, ma le Grigne non vi sono state disegnate da Leonardo (si situerebbero a sinistra appena fuori dal foglio), mentre il Resegone è distinguibile sul disegno con difficoltà perché solo accennato con un segno leggero al suo limite destro. Quelle meglio distinguibili sono quindi le montagne che delimitano in buona parte la Valsassina, e la Val Varrone (2), regioni sicuramente frequentate da Leonardo e sulle quali ci ha lasciato varie annotazioni nel Codice Atlantico. Marinoni fa riferimento alla sanguigna di Windsor 12410 per una possibile datazione, e proprio questo disegno ha anche fornito la certezza della giusta localizzazione. Infatti il monte Due Mani, così ben evidenziato nel 12410, e il Pizzo dei Tre Signori alle sue spalle, si ritrovano simili nelle forme anche sul foglio Resta. Si noti che qui i declivi Briantei nascondono buona parte della base del Due Mani, ciò significa che Leonardo si trovava alquanto più a nord-nord-est del centro di Milano, da dove venne disegnato il 12410. “Saremmo tentati di ricercare l’esatto punto della pianura milanese, da cui la vista di quelle montagne corrisponde al disegno, ma…”, accolgo invece questo suggerimento di Marinoni e, come d’altra parte lo trovai possibile per le sanguigne di Windsor, anche in questo caso può essere individuato l’esatto luogo di ripresa, grazie alla precisione del segno di Leonardo ed alla sua straordinaria capacità visiva, mantenutasi intatta anche a tarda età. Lo si può collocare a poco meno di una decina di km a nord-nord-est dal centro di Milano, nei pressi di Sesto San Giovanni. Possiamo immaginare Leonardo cavalcare nell’aperta campagna milanese in una bella e limpida giornata quando al libero orizzonte boreale fanno (o meglio facevano) magnifica mostra di sé le Alpi. Forse la meta della gita era la Bicocca degli Arcimboldi, la bella villa, assai vicina al luogo di ripresa dello schizzo, costruita attorno al 1490 dall’arcivescovo Guido Antonio Arcimboldi, da poco tornato dalla missione papale presso Mattia Corvino, re d’Ungheria e figura molto vicina alla corte sforzesca e particolarmente a Ludovico il Moro. Questo luogo diverrà poi campo di battaglia il 27 aprile 1522 tra gli imperiali guidati da Prospero Colonna e i francesi del maresciallo Lautrec, la cui sconfitta segnò la fine dell’egemonia francese nel ducato di Milano.
Il fatto che il disegno, chiaramente uno schizzo rilevato sul campo, occupi solo una parte, iniziando dall’estremità sinistra del foglio, può suggerire l’intenzione di Leonardo di rilevare un completo panorama che sarebbe continuato verso Est con l’Albenza e il Pizzo Arera, a lui noti e già ritratti (3). Forse si stava facendo tardi e i compagni di gita gli avranno fatto fretta e così purtroppo lo ha interrotto con il Resegone solo leggermente accennato…
Un piccolo disegno, ma di grande importanza al pari dei tre già citati, perché sono in assoluto i primi veri realistici ritratti delle Alpi e testimoniano in Leonardo una sensibilità e una consapevolezza nei riguardi della natura alpestre del tutto nuove e in anticipo di secoli a quelle poi determinate dall’affermarsi della nuova estetica del sublime e della visione illuminista della natura.
E’ significativo che i soli disegni di Leonardo che si possano finora con sicurezza attribuire a reali vedute di montagne alpine, i citati 12410, 12411-13, 12414 di Windsor e questo, siano tutti riferibili alle Prealpi di Lecco e dintorni. E’ una prova evidente della sua ripetuta frequentazione di questa regione, quindi di un rapporto di familiarità con queste montagne, e che in tal modo abbia potuto ben riconoscerle anche se intraviste da lontano, e di ciò ne sono consapevoli tutti coloro che anche oggi le frequentano e le amano e che proprio nell’osservarle anche da lontano, rammentano i momenti felici o anche drammatici lì vissuti. Questa potrebbe essere stata pure la disposizione dell’animo dell’ormai anziano Leonardo nel delineare questo disegno che è stato infatti datato come vicino a quelli di Windsor, collocati questi attorno al 1511.
Note
1 A. Marinoni, Ancora sul foglio “Resta”, “Raccolta Vinciana”, fascicolo XVIII, 1960, p. 113.
2 Da Leonardo chiamata Val di Trozzo in Codice Atlantico, f. 214r-e
3 Nelle sanguigne di Windsor 12410 e 12413.
ILLUSTRAZIONI
Fig. 1 Foglio 35 del codice Resta col disegno di Francesco Melzi. Il paesaggio di Leonardo è in alto a destra, scarsamente visibile
Fig. 2 Particolare col disegno del paesaggio
Fig. 3 Particolare del foglio di Windsor 12410
Fig. 3 – Telefoto da Milano.
Il punto più probabile di ripresa dello schizzo si trova presso l’alto edificio visibile in basso a destra, che si alza presso il confine tra Sesto e Milano, sul viale Monza.
(foto S. Gusmeroli)
Testo di Angelo Recalcati da “Raccolta Vinciana”, vol XXXV, 2013 pagg. 63-67 con modifiche.
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