MOUNT FITZ ROY DIE QUALITÄT DES NÄCHSTEN SCHRITTES

BUBENDORFER Thomas

Orac - Wien
1986
Formato: 8° (24)
Pagine: 184
Illustrazioni:

32 tav. f. t. di foto a colori

Legatura: Tela editoriale con sopraccoperta

Autobiografia di uno dei maggiori esponenti dell’alpinismo austriaco, attivo tra Alpi, Everest, Patagonia, Finale e falesie della Costa Azzurra.

“Nato a Salisburgo il 14 maggio 1962, negli anni ’80 Bubendorfer si era specializzato in audaci e spettacolari arrampicate in free solo. Iniziando la sua “carriera” a soli 18 anni, nell’estate del 1980, con la salita slegato e in sole 4 ore della via Philipp-Flamm sulla parete nord-ovest del Civetta nelle Dolomiti. A 20 anni sale in solitaria la parete nord di Les Droites per poi rincarare la dose salendo in solitaria lo Sperone Walker alle Grandes Jorasses. Il 27 luglio del 1983 arriva il colpo magistrale, la via Heckmair sulla parete nord dell’Eiger in sole 4 ore e 50′; un tempo strabiliante che deve aspettare ben 20 anni per essere migliorato da Christoph Hainz.
Tre anni più tardi, nel 1986 quindi, la Patagonia gli regala soltanto quattro giorni di bel tempo ma gli bastano 23 ore di questa finestra di bel tempo per salire e scendere il Fitz Roy. Arrivano altre salite spettacolari, spesso davanti alle telecamere, come ad esempio nel 1988 il progetto di arrampicare e concatenare cinque pareti nelle Dolomiti: in giornata e in free solo si susseguono la Via Cassin alla Cima Ovest di Lavaredo, la Via Comici-Dimai alla Cima Grande e la via Innerkofler alla Cima Piccola, la Schwalbenschwanz + Don Quixote sulla parete sud della Marmolada e la Via Niagara al Sasso Pordoi. L’elicottero per gli spostamenti e le telecamere indubbiamente aiutano ad alimentare le critiche dei puristi, ma il suo valore come free climber, come arrampicatore ed alpinista, è al di sopra di ogni dubbio.

Tutto sta andando a gonfie vele per Bubendorfer, ma pochi mesi più tardi si ferma all’improvviso quando, durante le riprese per uno spot TV, cade a terra da 20 metri nella gola del Liechtensteinklamm. Bubendorfer però ha una fortuna indescrivibile, si rompe soltanto il polso, 9 dischi nella colonna vertebrale e la parte posteriore di una caviglia. I dottori lo dichiarano invalido al 35% e gli dicono che non potrà mai più salire una montagna. Ma lui dimostra l’esatto contrario nel 1991, effettuando la prima solitaria della parete sud dell’Aconcagua, la cima più alta del Sud America, superando la Direttissima Messner in sole 16 ore…

Arriva quindi la fase che Bubendorfer stesso definisce come la sua “seconda vita” che ruota ovviamente attorno all’arrampicata e centinaia di altre salite in montagna, ma soprattutto attorno ad una nuova consapevolezza del valore della vita in sé. Poi il 1 marzo del 2017 all’improvviso il tremendo stop dei Serrai di Sottoguda, in discesa a doppia dalla cascata della Cattedrale.”

Dopo un anno di difficile recupero è iniziata “la sua terza vita”. Il volume qui presentato riguarda solo la sua “prima vita”

Da gognablog 30 Dicembre 2024.

25 €
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